In particolare, prima di affrontare il lato pratico della questione proposta, è bene chiarire se l’acquisto di licenze software debba essere ricondotto nell’alveo dello scambio di beni o tra le prestazioni di servizi.
Stando alle indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate nella circolare n. 13/E/1994, nonché dall’Agenzia delle Dogane nella circolare n. 1977/V/SD del 1998, nel caso di scambio di beni dematerializzati come per esempio un software o una licenza attivabile previo download ed immissione di un codice (key), si è sempre di fronte ad una prestazione di servizi. Di conseguenza, la rilevanza IVA dovrà essere verificata sempre con riferimento al criterio di committenza (attenzione non si sta parlando di commercio elettronico diretto in quanto l’intera transazione non avviene completamente online).
Data la peculiarità della situazione, potrebbero verificarsi due ipotesi:
a) nel caso in cui la “chiave di licenza” venga fornita da un soggetto extracomunitario attraverso il proprio rappresentante fiscale o stabile organizzazione in Europa, allora si assisterà ad una prestazione di servizi intracomunitaria, soggetta alla disciplina IVA del reverse charge di cui all’art. 17, co. 2 D.P.R. n. 633/72 e a riepilogo negli elenchi INTRASTAT di periodo all’interno della sezione servizi. Sul punto si ricorda che, in questo caso, vige l’obbligo d’integrazione della fattura, diversamente;
b) nel caso in cui “La chiave di licenza” venga fornita e fatturata direttamente dal soggetto extracomunitario (come nel caso in esame), allora l’operazione sarà comunque rilevante in Italia per effetto del criterio della committenza e, quindi, soggetta ad applicazione del reverse charge. In questo caso, però, non si dovrà procedere con integrazione ma con autofattura e, ovviamente, l’operazione non andrà inserita negli elenchi INTRASTAT di periodo.
